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CAPODANNO nel mondo 2021

CAPODANNO INSIEME a Parigi? Barcellona? Praga? New York?

No, non si può e allora facciamoci gli auguri di fine 2020 e inizio nuovo anno con le nostre modalità: a casa, distanti ma vicini e in compagnia di notizie curiose, storiche, stravaganti.

Per iniziare, la musica … fra tradizione e suggestioni, l’augurio per un nuovo anno che sia più bello di quello appena finito seguendo note e immagini dal classico Concerto di Capodanno di Vienna 2021.
Oppure rivivi il Concerto di Capodanno 2021 a La Fenice di Venezia.

Facciamo un brindisi!
Foto: Welcome Home on Unsplash

E ora …si viaggia…

Capo d’anno ovvero …dio Giano e il mese di gennaio

Giano è una figura centrale della cultura e della religiosità romano-latine. A lui e al suo culto veniva dedicato il primo giorno dell’anno nuovo, a partire probabilmente da Numa Pompilio (VII sec. a. c.), secondo re di Roma; a questo fatto si collega anche la denominazione gennaio all’intero mese. I festeggiamenti rituali prevedevano offerte di cibo alla divinità e pranzi in famiglia e con amici allietati da doni di rami di alloro, propiziatori di fortuna e felicità. Nell’ antichità romana Ianus (Giano) era conosciuto come dio degli inizi, ma soprattutto era la divinità che soprintendeva alla guerra e alla pace. Mostrava due volti opposti, l’uno guardava al futuro, l’altro si volgeva al passato. Il suo nome ci ricorda quello latino di porta (ianua). Giano veniva considerato anche protettore di luoghi di passaggio e incroci di strade, dove venivano collocate statue e immagini. Tra i numerosi scrittori e poeti della latinità che ci parlano di lui, Ovidio, agli inizi dell’era cristiana (vissuto tra il 43 a. c. e 17 o 18 d.c.), lo ricorda come uomo barbuto e riflessivo, invocato come garante di pace perpetua. Le porte del suo tempio venivano aperte solo durante le guerre per accogliere la popolazione, ma restavano chiuse in tempo di pace per impedirne l’uscita. Con gli occhi dei suoi due volti Giano poteva osservare l’intero mondo, in tutta la sua ampiezza: per questo è ritenuto divinità cosmica.

Miti e leggende furono raccolti a fine ‘800 nel Ristretto analitico del dizionario della favola: leggi un estratto attraverso Google Libri.

A Roma restano il tempio e l’arco di Giano.

Restauro dell’Arco di Giano, un video del Ministero per i Beni culturali.

Ma anche dalla provincia di Caserta ci giungono immagini delle rovine di un antichissimo tempio di Giano…

Giano Vetusto (Caserta).
Le rovine dell’antichissimo tempio dedicato al dio del pantheon latino Giano Bifronte.

Dunque, la celebrazione del Capodanno nell’Antichità coincideva col culto pagano di Giano. Il Cristianesimo fece propria questa festa e non cancellò completamente la figura del dio, che in età medievale veniva riproposta come simbolo del mese di gennaio nelle formelle scultoree di alcune chiese dell’area mediterranea. Di eccellente fattura ed espressività quella del duomo di Ferrara (secolo XIII), dove il doppio volto di Giano è la personificazione del passaggio dal vecchio al nuovo anno.


Giano bifronte (Gennaio)
 (1225 – 1230)
di Maestro dei Mesi di Ferrara, Museo della Cattedrale di Ferrara

Calendari e calcoli

Lo scorrere del tempo ha dato luogo, da che mondo è mondo, a calcoli complicati e molto differenti tra le diverse popolazioni e culture. Il calendario ufficiale oggi è il Gregoriano, istituito da papa Gregorio XIII nel tardo ‘500. Quello precedente, il Giuliano, voluto da Giulio Cesare a partire dal 46 a. c., ebbe diffusione massima in Europa e, in seguito, nelle terre americane colonizzate.

Leggi i dettagli sul calendario Gregoriano e sul calendario Giuliano da Wikipedia.

Nel passato, particolarmente nel Medioevo, in parecchi territori italiani ed europei il primo giorno dell’anno poteva non coincidere con il primo gennaio. Nei documenti ufficiali e non solo, il conteggio degli anni di Cristo (annum Domini in latino) poteva partire dal giorno dell’incarnazione ovvero del concepimento di Gesù, il 25 marzo, come accadeva tra l’altro a Firenze e a Pisa. Nel Veneto invece, particolarmente a Venezia, l’inizio dell’anno era stato stabilito il primo marzo. A Bari come in altri luoghi influenzati dalla cultura bizantina la data ufficiale era il primo settembre. In Francia l’usanza consisteva nel fare coincidere l’inizio dell’anno nuovo con la Pasqua, che è una festa mobile. 

Il conteggio cronologico più diffuso si basava sul giorno della natività di Cristo, il 25 dicembre. Tra ‘500 e ‘600 modalità di calcoli e date furono progressivamente resi uniformi: nel calendario civile il primo giorno di gennaio divenne ufficialmente in tutto il mondo l’inizio del nuovo anno. L’Italia conobbe un’interruzione del calendario civile nel Ventennio fascista, quando il regime impose l’apertura del nuovo anno nel giorno della marcia su Roma (1922), il 28 ottobre.

Tradizioni e usanze legate alla spiritualità delle diverse popolazioni sono ancora vive. Così, il Capodanno nel mondo può consistere in una doppia ricorrenza: quella del calendario civile, fissata l’1 gennaio, e quella del calendario locale, che ha radici lontanissime nel tempo, è molto sentita e partecipata perché ricca di contenuti religiosi. In tutte le culture il cibo gioca una funzione primaria, decisamente simbolica: l’anno nuovo viene salutato con pranzi abbondanti e varietà di prodotti seguendo una ritualità che è propiziatoria per tutta la durata dell’anno stesso.


Rosh ha Shanah è il Capodanno ebraico. È una festa mobile poiché si calcola a partire dal giorno della Pasqua ebraica (Pesah): l’inizio d’anno viene fissato infatti 163 giorni dopo la Pasqua. È una delle principali festività della tradizione, importante per la vita spirituale dell’individuo poiché corrisponde al giorno in cui gli uomini vengono giudicati da Dio.

Approfondisci le conoscenze collegandoti all’Unione delle Comunità ebraiche italiane e consultando il sito del Museo Ebraico di Bologna.

La tradizione italiana conserva una serie di rituali scaramantici per il primo dell’anno, che si possono rispettare più o meno strettamente, come quello di vestire biancheria intima di colore rosso o di gettare dalla finestra oggetti vecchi o inutilizzati (quest’ultima usanza è stata quasi completamente abbandonata). Le lenticchie vengono mangiate a cena il 31 dicembre come auspicio di ricchezza per l’anno nuovo. Un’altra  conosciuta tradizione prevede il bacio sotto il vischio in segno di buon auspicio.

Ma va bene anche una pizza da asporto…l’importante è il pensiero…

Curiosando… Capodanno su Wikipedia.

Capodanno, in giro per il mondo


Riceviamo dalla cara amica Albana, giornalista, originaria di Shkoder (Scutari), la “culla” della cultura albanese.

Il Capodanno in Albania –  Tra novità e tradizione
testo e foto di Albana Temali

La tradizione della festa di Capodanno non è molto antica in Albania, ma è comunque la festa nazional-popolare più sentita e partecipata. Scrivere su questa tradizione, mi ha portato a fare una breve ricerca sulle tradizioni in generale e riflettere sui cambiamenti che si sono notati negli anni, dovuti agli eventi della storia, allo sviluppo economico e sociale del paese e alla globalizzazione.

L’Albania, come paese e nazione è un esempio lampante per quanto riguarda la sopravvivenza alle tendenze di assimilazione da parte dei vari occupanti (alcuni anche per lunghi periodi) che hanno invaso “il paese delle aquile”. Per gli albanesi, preservare la lingua, la cultura, le tradizioni era diventata una missione e la storia racconta dei suoi eroi. Tuttavia, troviamo ancora oggi tracce di contaminazioni. Ovviamente, le tradizioni radicate resistono sommandosi alle nuove feste importate da altri paesi e mondi.

Il Capodanno in Albania iniziò a festeggiarsi in tutto il paese durante gli anni della dittatura. Abolite le religioni e le rispettive feste, il Capodanno viene dichiarato festa nazionale includendo però alcuni elementi della festa di natale come l’albero che viene nominato “ Albero di Capodanno” e il Santa Claus che viene nominato “il Vecchio Anno”.  Un Albero grande veniva allestito in ogni piazza e in tutte le famiglie , così come anche “il Vecchio Anno” si vestiva di rosso e bianco e con cappellino e i bambini si divertivano a vestirsi da “ il Nuovo Anno” nelle feste organizzate per l’occasione in città.
L’immagine di albero come simbolo dell’axis Mundi , che collega Il Cielo sede della Divinità e la Terra, ha origine molto antiche e trova riscontri in diverse religioni.
E comunque ancor oggi in Albania, la festa del Capodanno ha conservato questi elementi con questi significati. Nel centro di Tirana, Scutari, e altre citta d’Albania si dice che c’è in piazza l’albero di Capodanno e non l’Albero di Natale anche se le feste religiose sono ritornate con la libertà della religione dopo la caduta della dittatura.
La stato di dittatura si servì di questa giornata di festa per reclamare davanti al popolo e al mondo i successi e progressi in vari campi della vita economica, sociale e culturale. In questa occasione c’era un coinvolgimento totale delle istituzioni, dei lavoratori, degli studenti e delle scuole. Le festività iniziavano con concerti nei migliori teatri del paese, palazzi dello sport, grandi luoghi che raccoglievano tanto più possibile pubblico. Per l’occasione venivano premiati con “ I Regali di Capodanno” a livello locale e nazionale i migliori sportivi, studenti, lavoratori ovviamente in linea con l’ideologia politica del potere. Nulla a caso, anche in questa occasione.
Da piccola, ricordo di aver partecipato negli anni ’70,  alle diverse festività di Capodanno a Scutari ( la mia città natale) svolte al Palazzo dello Sport, oggi ritornato alla sua origine di Cattedrale.
Invece, per le famiglie, la festa è rimasta nelle linee della tradizione anche con il passare degli anni.
I preparativi sono legati all’allestimento della casa per la festa, sia dentro che fuori, ai cibi, ai regali.
Per l’occasione la padrona di casa mette in mostra la tovaglia più bella, magari quella portata in dote ed ereditata dalla madre o dalla nonna. Nelle case di Scutari erano e sono tipiche le tovaglie bianche con merletti oppure bianche con strisce rosse, lavorate con telai artigianali. Bellissime! Ovviamente questa attenzione anche per il servizio di piatti, posate e bicchieri.

Foto: Albana Temali

L’albero è un elemento imprescindibile – non conosce religione è l’Albero del Nuovo Anno “ Pema e Vitit te Ri”  e che, sia vero che finto, deve essere brillante, messo in un angolo evidente della casa e sotto si mettono tutti i regali, che verranno scartati la sera stessa oppure il giorno dopo.

Foto: Albana Temali

A fare la differenza culturale di questa festa con altri paesi è ovviamente la tradizione culinaria. Ogni regione ha le proprie peculiarità e questo fa la differenza interna al paese. Il tavolo si imbandisce con cibi considerati speciali e tradizionali. I dolci tipici sono: bakllava, kadaif, trilece e non può mancare il tacchino al forno o ripieno (in alb: pershesh me pule) e altre specialità di carne e pesce considerata la ricchezza del paese di fiumi, laghi e mare, e non mancano sulle tavole le salse da accompagnamento. Insomma una tavola imbandita che difficilmente viene svuotata in quella sera. I vini pregiati del territorio e digestivi come le grappe e per i brindisi non mancano gli spumanti.

Foto: Albana Temali

Allo scoccare della mezzanotte si fa il brindisi (“dolli” in albanese) con tutti quelli che sono attorno al tavolo.
La cena è sempre accompagnata da musica e ovviamente da fuochi d’artificio. E subito dopo, le telefonate di augurio con parenti, amici.
Il 1 di gennaio,  la tradizione albanese vuole  che tra parenti vi sia lo scambio di auguri, così al mattino le strade si riempiono di persone che si dirigono a casa dei parenti per un brindisi e per  mangiare il dolce della casa con un “Gezuar!” ( in it. Auguri)
Per un paese come l’Albania, segnato negli ultimi vent’anni dall’emigrazione massiva, la festa del Capodanno riporta a casa i figli, unisce le famiglie.


Nei paesi islamici l’inizio d’anno si festeggia il primo giorno del mese di Muharram; è il primo mese dell’anno ed è compreso tra i quattro mesi sacri.

Nel calendario islamico, istituito nel 637 d.c. dal califfo Omar, gli anni si conteggiano come era musulmana, ovvero a partire dal 622 d.c., l’anno dell’ègira; si tratta della migrazione di Maometto dalla Mecca a Medina.

Scopri altri caratteri e tradizioni e qualche delizioso canto di bambine:

https://www.youtube.com/watch?v=Uw5LPWllDRU

Dall’Estremo Oriente provengono tradizioni molto suggestive.
Cina, Giappone, Corea, Mongolia, Nepal, Buthan, Vietnamita (Tết Nguyên Ðán) festeggiano il Capodanno in corrispondenza del novilunio del periodo compreso tra il 21 gennaio e il 19-20 febbraio di ogni anno. Il loro è dunque prevalentemente un calendario lunare. In Cina il calendario tradizionale è di tipo lunisolare (luna e sole in armonia segnano il passare del tempo).

Foto di a_Yuan0712 da Pixabay

Le celebrazioni del Capodanno cinese, conosciuto come Festa di primavera, esaltano la rinascita della natura. Sono festeggiamenti straordinariamente belli ed esotici, durano 15 giorni e si chiudono con la Festa delle lanterne. Anche in Italia ora sono conosciuti e seguiti con interesse grazie al coinvolgimento gioioso da parte della grande comunità cinese ben radicata nel nostro Paese. Danze, animali simbolici che incarnano la lotta tra il bene e il male, colori vivacissimi, musiche ritmate dalla sonorità delle percussioni rendono queste feste molto suggestive e soprattutto beneauguranti per il futuro.

Ti consigliamo di cliccare su questi link, potrai approfondire i dettagli e calarti in un mondo festoso davvero esotico:


Losar è il nome del capodanno tibetano, che cade tra gennaio e marzo. I festeggiamenti si prolungano per due settimane tra danze e musiche caratterizzate, soprattutto, dalla lotta tra  bene e male. Immancabili, i ricchi e calorosi pranzi in famiglia.

Foto: tratta dall’articolo Losar (Tibetan New Year) sul blog Tibetpedia.

Segui canti e festeggiamenti:

https://www.youtube.com/watch?v=J04PVJ52ISw

Nowrūz è il Capodanno in Iran, Turchia, Persia, Afghanistan, Albania, Bosnia e Georgia e in altri paesi dell’Asia centrale; coincide con l’equinozio di primavera, il 21 marzo


Songkran è il Capodanno in Cambogia, Sri Lanka, Laos, Thailandia, e nella Cina sud-occidentale. Appartiene al calendario lunisolare di tradizione Buddhista. Viene celebrato intorno alla metà di aprile, in occasione del cambio di posizione del sole nell’anello dello zodiaco. La ricorrenza è legata al rito purificatore dell’acqua.

Foto di DEZALB da Pixabay

Diwali è il nome del Capodanno Indiano, che si celebra nel mese di novembre ed è conosciuto anche come Festa della luce. La determinazione del giorno d’inizio d’anno nuovo rispetta il Saka, il calendario nazionale civile indiano di tipo lunare e solare. Introdotto dagli inglesi festeggia la luce, che rappresenta la vittoria del bene sul male. La durata è di 5 giorni, ricchi di ritualità tutte dedicate alle diverse divinità.

Foto: Sandeep Kr Yadav on Unsplash

Per approfondire, leggi l’articolo Diwali: Festival of Lights su National Geographic Kids.

E in Africa …

Vediamo insieme, tra gli altri, il Capodanno etiope ed eritreo chiamato Enkutatash, che significa Dono dei gioielli e si festeggia l’11 o il 12 settembre (meskerem). La tradizione della Bibbia vuole che proprio in quel giorno la regina di Saba sia ritornata dal viaggio a Gerusalemme dopo il suo incontro con re Salomone. La componente più caratteristica del rituale sono i fiori.

Approfondisci leggendo Enkutatash, il capodanno etiope sul blog Medio Oriente e Dintorni.


E ORA…

… facciamo un giro di tombola? di mercante in fiera?

Photo by Zuoqi Liu on Unsplash

Oppure guardiamo un film?

La sera di Capodanno è un momento di bilancio e di confronto con l’anno passato. Vogliamo lasciare alle spalle le cose brutte e i fallimenti e sperare che possa verificarsi una svolta positiva nella nostra vita. Tendiamo a vedere nelle persone vicine e nelle relazioni le nuove potenzialità per (ri)trovare la felicità. A volte però quella che dovrebbe essere una serata di gioia mette in crudele evidenza la felicità scomparsa e l’abbandono degli amici, e fa sentire la solitudine ancora più amara, come nella Febbre dell’oro o Viale del tramonto. I film classici hanno sempre questo tocco di melanconia. Nelle commedie romantiche la magia della sera del Capodanno è perfetta per le dichiarazioni d’amore.

  • La Febbre dell’oro (Gold rush, 1925), regia Charlie Chaplin, con Charlie Chaplin, Georgia Hale, Tom Murray
  • Viale del tramonto (Sunset boulevard, 1950), regia Billy Wilder, con Gloria Swanson, William Holden, Erich Von Stroheim, Buster Keaton
  • Situazione imbarazzante (Bachelor mother, 1939), commedia, regia Garson Kanin, con David Niven, Ginger Rogers, Charles Coburn
  • Un amore splendido (An Affair to remember, 1957), commedia regia Leo McCarey, con Cary Grant, Deborah Kerr
  • Risate di gioia (1960), commedia, regia Mario Monicelli, con Totò e Anna Magnani
Scena del film Risate di gioia (1960) diretto da Mario Monicelli
  • L’appartamento (The Apartment, 1960), commedia, regia Billy Wilder, con Jack Lemmon e Shirley MacLaine
  • Harry, ti presento Sally… (When Harry Met Sally…, 1989), commedia romantica, regia Rob Reiner, con Billy Crystal e Meg Ryan
  • Tutti dicono I love you (Everyone says I love you, 1996), regia Woody Allen, con Alan Alda, Woody Allen, Goldie Hawn, Julia Roberts
  • 200 cigarettes (1999), commedia romantica, regia Risa Bramon Garcia, con Ben Affleck, Christina Ricci, Courtney Love
  • Il diario di Bridget Jones (Bridget Jones’s Diary, 2001), commedia romantica, regia  Sharon Maguire, con Colin Firth e Renée Zellweger
  • Rent (2008), music-hall registrato da vivo nel teatro, regia Michael John Warren, conWill Chase, Michael McElroy, Rodney Hicks
  • Capodanno a New York (New Year’s Eve, 2011), commedia romantica, regia Garry Marshall, con Halle Berry, Jessica Biel, Abigail Breslin, Michelle Pfeiffer, Robert De Niro, Jon Bon Jovi
    Lo puoi trovare in biblioteca: guarda qui.
  • Questione di tempo (About time, 2014), commedia romantica, regia Richard Curtis, con Domhall Gleeson, Rachel McAdams, Bill Nighy

Non tutti però passano la notte di Capodanno tra balli e divertimenti. Talvolta, proprio questa notte può essere occasione per organizzare una grande rapina oppure può trasformarsi in un incubo con una fine lieta o drammatica. Per gli amanti del genere poliziesco, drammatico e di fantascienza, ecco qualche suggerimento.

  • Colpo grosso (Ocean’s 11, 1960), commedia poliziesca, regia Lewis Milestone, con Frank Sinatra, Dean Martin, Sammy Davis Jr. 
  • L’avventura del Poseidon (The Poseidon Adventure, 1972), drammatico, regia Ronald Neame, con Gene Hackman, Ernest Borgnine, Red Buttons, Carol Lynley, Roddy McDowall, Stella Stevens, Shelley Winters
  • Guardato a vista (Garde à vue, 1981), poliziesco, regia Claude Miller, con Lino Ventura, Michel Serrault, Romy Schneider
  • Ghostbusters 2 (1989), fantascientifico, regia Ivan Reitman, Bill Murray, Dan Aykroyd, Sigourney Weaver, Harold Rams, Rick Moranis
  • Strange days (1995) distopico, regia Kathryn Bigelow, con Ralph Fiennes, Angela Bassett e Juliette Lewis
  • L’ultimo Capodanno (1998), satirico, regia Marco Risi, con Monica Bellucci, Alessandro Haber, Ricky Memphis, Angela Finocchiaro, Beppe Fiorello

Suggestioni letterarie

  • CAPODANNO IN GIALLO, Aycol, Camilleri, Costa, Malvaldi, Manzini, Recami: Sellerio 2012
    Contiene: Una cena speciale / Andrea Camilleri. Capodanno nella casa di ringhiera / Francesco Recami. L’accattone / Antonio Manzini. Rubacuori a Capodanno / Esmahan Aykol. Il Capodanno di Atlante / Gian Mauro Costa. Il Capodanno del Cinghiale / Marco Malvaldi.
    Lo puoi trovare in biblioteca: guarda qui.
  • LA SIGNORA IN GIALLO, capodanno con delitto, Jessica Fletcher & Donald Bain: Sperling & Kupfer, 2010
    Lo puoi trovare in biblioteca: guarda qui.
  • CAPODANNO DA MIA MADRE, Alejandro Palomas, Neri Pozza, 2015
    Lo puoi trovare in biblioteca: guarda qui.
  • MARE D’INVERNO, Grazia Verasani, Giunti, 2014
    Lo puoi trovare in biblioteca: guarda qui.

Ti lasciamo ancora con con un’altra suggestione dal web: Top 10 Curiosità e Tradizioni sul Capodanno 2020

… aspettiamo di festeggiare il nuovo

Foto di Tumisu da Pixabay

… con i soliti fuochi scoppiettanti


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foto di Bologna dall'alto
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Scoprire l’Italia (1786-1788). Johann Wolfgang Goethe a Bologna e dintorni

Goethe che detta al suo scriba Giovanni
nella Biblioteca della Duchessa Anna Amalia (Weimar), 1831.
Johann Josef Schmeller , Public domain, via Wikimedia Commons

In roulotte con Goethe

«Finché la prudenza davanti al contagio ci suggerirà di mantenerci perlopiù all’interno dei confini nazionali, i nostri migliori accompagnatori saranno quei libri che raccontano un tempo in cui il percorrere su e giù la Penisola era considerato, in tutta Europa, il non plus ultra delle esperienze formative. Ed ecco allora un tour nelle opere dedicate al Grand Tour in cui, con la guida di Montaigne, Byron e Leprince, anche gli snob scopriranno che non c’è niente di male nell’essere “turisti”.
Chissà per quanto tempo ancora i libri di viaggio saranno l’inevitabile metadone per l’astinenza da viaggio reale imposta dalla paura del contagio. Leggeremo le guide di viaggio come romanzi? Le Routard, con il loro sapore un po’ fricchettone, sostituiranno il Jack Kerouac di Sulla strada? Le Lonely Planet verranno candidate allo Strega e le Guide Rosse del Touring saranno i nostri Meridiani? Chissà. Eppure se c’è stato un desiderio che ha mosso i viaggiatori di ogni tempo è proprio quello del contagio. Certo, un contagio di tutt’altro tipo e assolutamente benefico: quello delle idee, delle immagini, dei paesaggi e delle usanze di luoghi lontani. Quello che spalanca gli orizzonti, non quello che li serra tra le pareti del lockdown. E c’è stato un tempo, un tempo tutt’altro che breve, in cui l’Italia era – anche qui – il focolaio d’Europa di questo benefico contagio.»
Francesco Guglieri ( Il Sole 24 ore, agosto 2020)

Leggi l’articolo completo a questo link.

L’uomo e l’opera

Johann Wolfgang Goethe parte segretamente per l’Italia all’inizio del settembre 1786. Ha 37 anni, una cultura straordinaria, che spazia dalla letteratura alla filosofia, dal teatro alla giurisprudenza, dalla botanica alla geologia all’anatomia fino alla zoologia. Ha già pubblicato parecchi testi: scritti teatrali, saggi e poesie. Ha già ricoperto incarichi istituzionali a fianco di Carlo Augusto, duca di Sassonia e di Weimar. Rimane in Italia, fermandosi particolarmente a Roma, all’incirca due anni.
Finisce il suo diario di viaggio solo nel 1829; in seguito viene pubblicato il libro Viaggio in Italia 1786-1788. Molte parti erano già state edite come articoli in giornali dell’epoca. Si tratta di un diario molto particolare, ricco di elementi personali e autobiografici:

“… il Viaggio presenta anche i tipici tratti del saggio, in cui il soggetto si indaga ed esamina se stesso nel rapporto con le cose…”

afferma la germanista Lorenza Rega.

Per approfondimenti e curiosità:

Itinerario

(l’edizione di riferimento: J. Wolfgang Goethe, Viaggio in Italia (1786-1788), Introduzione e note di Lorenza Rega, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 1991)

Il nostro viaggiatore attraversa il Brennero l’8 settembre 1786, l’11 raggiunge Bolzano e Trento. Viaggia in carrozza con altri passeggeri. È molto attratto dai paesaggi e dalla vocazione commerciale di Bolzano. Il 16 dello stesso mese è a Verona, dove arriva attraverso un percorso lungo il lago di Garda. Passati alcuni giorni riparte alla volta di Venezia, transitando per Vicenza e Padova, alle quali dedica qualche giornata. A Venezia soggiorna per oltre due settimane: il 14 ottobre, alle 2 di notte riparte con una “barca-corriera” , destinazione Ferrara. Approda nella città estense dopo un paio di giorni di navigazione sul Po. Il giorno seguente raggiunge Cento, la “patria del Guercino”: è l’inizio di un percorso alla scoperta della pittura emiliana del Cinque e Seicento che lo porterà, nei giorni seguenti, a esplorare chiese e palazzi di Bologna.

“Guercino è il nome di un Santo, che corre sulle labbra dei grandi come dei piccoli” -scrive Wolfgang (p. 101), che si ferma ad ammirare un Cristo risorto e un paio di Madonne con bambino, attualmente conservati nella Pinacoteca centese.

Per ammirare e approfondire il lavoro dell’artista segui il link Madonna col Bambino benedicente.

A Bologna

Bologna, sterlinglanier Lanier via Unsplash

Goethe ritroverà il Maestro centese a Bologna, al cospetto di una conosciuta Circoncisione  “mi ha fatto una profonda impressione … gli ho perdonato il soggetto antipatico e ho goduto dell’esecuzione” (p. 106). Era un quadro di grandi dimensioni, affollato di personaggi, era la pala d’altare della chiesa agostiniana di Gesù e Maria, nei pressi di via Galliera. Oggi, a causa del trafugamento da parte delle truppe napoleoniche, si conserva smembrato in due parti: il dipinto vero e proprio si trova al Museo des Beaux Arts di Lione, il Padre Eterno alla Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Giunto in città di mattina presto, il nostro viaggiatore incontra “uno svelto cicerone di piazza, non privo d’istruzione” che lo accompagnerà “a trottare per tutte le vie e attraverso tanti palazzi e tante chiese” (p. 102). Resta decisamente colpito dalla santa Cecilia di Raffaello, ora alla Pinacoteca Nazionale di Bologna ma a fine ‘700 custodita nella cappella Bentivogli della chiesa di San Giovanni in Monte “È quello che già sapevo anche prima, ma che adesso vedo, coi miei propri occhi. Raffaello ha sempre fatto precisamente quello che altri han desiderato di fare” (p. 102).

Per osservare il dipinto “Estasi di Santa Cecilia” e leggere alcune note a riguardo:

Le opere di Guido Reni “il genio divino” catturano il suo interesse più di quelle di altri artisti della città. Nella chiesa di S. Maria della Pietà scopre la cosiddetta Pala dei Mendicanti, ora in Pinacoteca Nazionale: è una Pietà popolata di santi, angeli e putti, figure sulle quali Wolfgang annota qualche critica.  Poi si sofferma su “due nudi”, San Giovanni nel deserto e San Sebastiano, quest’ultimo conservato allora nella sacrestia di San Salvatore. Entrambi i dipinti si trovano oggi presso la Pinacoteca Nazionale; il primo, il San Giovanni, viene attribuito a un allievo di Guido. Visita palazzo Tanari per ammirare la pregevole Madonna che allatta: “ella sogguarda il poppante: una calma e profonda rassegnazione, così mi pare, quale sarebbe se ella si lasciasse esaurire il seno non già da un figlio dell’amore e della gioia, ma da un figlio divino sostituito al vero” (p. 106).

Attraverso questo link potrai leggere le recenti vicende del dipinto e di qualche copia: Guido Reni – Asta Capolavori da collezioni italiane.

La pittura bolognese parla al suo “spirito” , è fonte d’ispirazione letteraria: i dipinti evocano “una meravigliosa teoria di figure poetiche, che mi conturbano” (p. 107). Così, al cospetto di “una sant’Agata, delizioso dipinto”, forse di Raffaello o della sua scuola, si concentra sulla “verginità sana, sgombra di preoccupazioni” della giovane: e il pensiero vola rapido all’Ifigenia (in Tauride) ispirata all’omonima tragedia di Eschilo, che Wolfgang riscrive in versi proprio durante il soggiorno in Italia.

Puoi leggere
Ifigenia in Tauride, ed. Marsilio, Venezia, 2011
richiedendo il prestito a questo link.

Arco del Meloncello, Bologna, Davide Cantelli via Unsplash

La curiosità del viaggiatore si apre ad altre interessanti scoperte: i portici, le torri, la nebbia, i minerali. Una mattina sale sulla torre Asinelli, lo intravediamo salire i 498 gradini di legno e osservare l’orizzonte tracciando una descrizione del panorama dettata più che altro dall’ immaginazione “Veduta splendida! A nord si scorgono i colli di Padova, quindi le Alpi svizzere, tirolesi e friulane … A oriente, una pianura uniforme fino all’Adriatico, visibile al sorgere del sole . Verso sud, i primi colli dell’Appennino … popolati di chiese, di palazzi e di ville” (pp. 102-103). E ancora “ La torre pendente è uno spettacolo che disgusta, eppure è molto probabile che sia stata costruita a bella posta così … Nell’epoca dei torbidi cittadini, ogni grande edificio era una fortezza, in cui ogni famiglia potente si costruiva una torre. A poco a poco se ne fece una questione di passatempo e di puntiglio … e quando le torri diritte cominciarono a diventare comuni, vi fu chi se ne costruì una pendente” (p. 103).

Veduta aerea, Bologna, Bianca Ackermann via Unsplash

Il 20 ottobre, in una giornata particolarmente serena, compie “un’escursione a cavallo a Paderno, dove si trova la così detta pietra bolognese (spato pesante) dalla quale si ricavano quelle pietruzze … che risplendono all’oscuro, pur che prima sian rimaste esposte alla luce, e che qui si chiamano senz’altro fosfori” (p. 109). Wolfgang, che ha una buona conoscenza della geologia, è attratto da ogni pietra e roccia, da strati e “superfici conchigliacee punteggiate di bianco”, da frammenti di pirite solforosa e cristalli di gesso.

Per tutti i dettagli, anche scientifici, sui fosfori, leggi questa scheda.

Nel 1774 il nostro turista aveva parlato della luminosa pietra bolognese nel romanzo epistolare I dolori del giovane Werther.

Wolfgang conclude l’esperienza bolognese con il cuore e la mente carichi di suggestioni e di spunti nuovi per la propria intensa attività intellettuale. Abbandona la città in tutta fretta, spinto dalla furia dei propri sentimenti, già tipicamente romantici: “Se quest’oggi io mi sia strappato da Bologna, o se ne sia stato scacciato, non saprei dire” (p. 111). 

È la sera del 21 ottobre 1786. Il Nostro approfitta di un passaggio in carrozza, parte quasi con impazienza dalla città e pernotta in una ”miserabile locanda” di Loiano, chiacchierando con un ufficiale del papa poco convinto del proprio incarico.

Leggi anche Osterie ieri e oggi.

Monumento ai viaggiatori, Loiano.

Il giorno seguente, attraverso il passo della Futa, entra in Toscana e raggiunge Ghiereto, nel Mugello. Qui, la sera, dedica una pagina poetica, intima e visionaria, agli Appennini “un pezzo meraviglioso del creato. Alla grande pianura della regione padana segue una catena di monti che si eleva dal basso per chiudere verso sud il continente fra i due mari. Se la struttura di questi monti non fosse troppo scoscesa, troppo elevata sul livello del mare … se avesse potuto permettere al flusso e riflusso di esercitare in epoche remote la loro azione più a lungo, di formare delle pianure più vaste e quindi inondarle, questa sarebbe stata una delle contrade più amene nel più splendido clima, un po’ più elevata che il resto del paese. Ma così è un bizzarro groviglio di pareti montuose a ridosso l’una dell’altra” (pp. 111-112).
Prima di abbandonare Wolfgang al suo viaggio verso Roma, uno scorcio suggestivo delle dolci colline “una regione quasi dappertutto coltivata benché montuosa. I castagni prosperano egregiamente; il frumento è bellissimo e le messi ormai verdeggianti. Lungo le vie sorgono querce sempre verdi dalle foglie minute; e intorno alle chiese e alle cappelle agili cipressi” (p. 112).

Quello di Goethe in Italia fu un viaggio attento all’arte classica, alla natura e alle scienze, all’incontro con donne e uomini anche del popolo. Erano esperienze che lui stesso faceva proprie e solo dopo trasferiva in scrittura comunicandole al lettore. Per queste caratteristiche anticipò cultura e sentimenti del Romanticismo, tipici dell’ Ottocento.

Wolfgang ebbe stretti rapporti con il giovane Felix Mendelsshon, nato ad Amburgo nel 1809; gli suggerì di compiere un tour in Italia sulla scia di questa moda ottocentesca. Tra il 1830 e il 1831 Mendelsshon scese nella Penisola e compose la celebre Sinfonia italiana. Ce lo racconta il musicologo Alessandro Solbiati in una trasmissione radiofonica del 2016 che ora puoi riascoltare insieme ad un brano della Sinfonia:

LEZIONI DI MUSICA – “Finalmente in Italia!” Il bel paese visto dai musicisti. Prima parte con Alessandro Solbiati sul sito di Radio3.

Certosa, Bologna, Victoria Strukovskaya via Unsplash

Dopo Goethe altri celebri scrittori avrebbero attraversato l’Italia. A Bologna, non si lasciarono sfuggire la visita della Certosa monumentale, seguendo un sentimento di dolore e pessimismo nei confronti della natura e della vita proprio della cultura romantica.  La Certosa mancò dall’itinerario di Wolfgang che dall’uomo, dalla natura e dall’arte avvertì sempre lo sgorgare di energie positive.

Anche tu potrai compiere un percorso molto suggestivo qui: La Certosa.

Le diverse testimonianze di questi turisti eruditi iniziano con una donna scrittrice, l’irlandese Lady Sidney Morgan, che viaggiò in Italia intorno al 1820 e nel 1821 pubblicò Italy, un resoconto di viaggio che suscitò parecchie polemiche

La Certosa, o Chartreuse, di Bologna, potrebbe rivaleggiare con l’abbazia certosina di Pavia. I suoi vasti chiostri presentano un labirinto oscuro e freddo. Soppresso nel periodo della Rivoluzione, e spogliato di molte delle opere migliori, suscita un interesse considerevole essendo stato deposito di tutti gli antichi documenti, reliquie, statue, e così via, portati via dai loro siti e abbandonati, nei primi, tumultuosi fermenti di quell’evento sconvolgente; ed è ancora visitata come una sorta di gabinetto di antichità ecclesiastiche… La tomba del Salvatore, apparentemente ben tagliata, contiene una figura immensa e triste, enorme, avvolta in un vero panno macchiato di sangue; e c’è in uno dei chiostri una gigantesca, scura madonna dai fissi occhi di vetro, che spaventerebbero perfino la devozione di un religioso delle isole Sandwich” 

François René de Chateaubriand scese più volte nella Penisola e pubblicò nel 1827 Voyage en Italie. Ma la visita alla Certosa è ricordata in Memorie d’oltretomba (1848)

“Bologna mi sembra meno deserta rispetto all’epoca del mio primo viaggio. Vi sono stato ricevuto con gli onori che vengono inflitti agli ambasciatori. Ho visitato un bel cimitero: non dimentico mai i morti; sono la nostra famiglia” 

Stendhal (pseudonimo di Henri-Marie Beyle) visse in Italia per anni; da Rome Naples et Florence (1827) leggiamo due righe

“La vanità degli abitanti di Bologna va fiera del loro cimitero: è una certosa a un quarto di lega dalla città. Le tombe daranno da vivere a qualche scultore povero”

George Gordon Noel Byron lord Byron), visse in Italia dal 1816 al 1823. Ecco uno stralcio da Letters and Journals of Lord Byron with a Notice of his life (1831)

mi sono recato nel bel cimitero di Bologna, oltre le mura, dove mi sono imbattuto, accanto al bel prato per le sepolture, in un becchino davvero originale che mi ha fatto venire in mente quello dell’Amleto. Ha una collezione di teschi di cappuccini con tanto di etichetta sulla fronte. Tiratone giù uno ha detto: «Questo era frate Desiderio Berro, morto a quarant’anni, il mio migliore amico. Dopo la sua morte, ne chiesi il teschio ai suoi confratelli che me lo dettero. Lo gettai nella calce viva, poi lo feci bollire. Eccolo, denti e tutto, in eccellente stato di conservazione. Era l’individuo più allegro e più bravo che abbia conosciuto. Ovunque andava era messaggero di gioia e bastava la sua presenza per rallegrare anche l’individuo più malinconico. Camminava con tale leggerezza che l’avresti preso per un ballerino, scherzava, rideva… era una tale sagoma di frate di cui non ho mai visto il simile prima, né vedrò di nuovo!». Mi disse che aveva piantato con le proprie mani tutti i cipressi del cimitero; che era profondamente attaccato ad essi e ai suoi morti; che dal 1801 avevano sepolto cinquantatre mila persone. Mostrandomi alcuni dei monumenti più antichi, mi indicò quello di una fanciulla romana di vent’anni, con un busto del Bernini. Era una principessa Barberini morta due secoli fa. Mi disse che, quando aprirono la sua tomba, trovarono che aveva ancora i capelli folti e gialli come l’oro.  

Theodor Mommsen, storico e giurista, studiò anche in Italia negli anni ‘40 dell’800; da Italienische Reise (1844-’45)

“Poi al Cimitero, dove conduce un braccio del portico; un lusso enorme, una mezza città, sala accanto a sala, pieno in parte di (cattivi) monumenti dei secoli passati, in parte di nuovi, presso i quali ora sono proibiti quelli dipinti, solo il marmo è consentito! I poveri giacciono nel mezzo sotto l’erba: lì si dorme più leggeri e non costa niente”

Il celebre romanziere Charles Dickens ci ha lasciato questo appunto: da Pictures from Italy (1846)

“ mi trovavo, insieme con una folla di contadini, a passeggiare nel bel cimitero di Bologna, fra le tombe di marmo e i maestosi loggiati, accompagnato da un piccolo cicerone di quella città, il quale, avendo molto a cuore la reputazione del luogo, procurava con grande sollecitudine di distogliere la mia attenzione dalle tombe più modeste, non stancandosi mai di lodare quelle belle”

Sai che puoi andare in biblioteca richiedendo il prestito a casa?

Ora che le biblioteche sono chiuse è un’opportunità ottima anche per approfondire la conoscenza di questo Viaggio e del suo autore, Wolfgang Goethe.

Puoi prenotare un prestito e andare a ritirarlo di persona, dal 9 dicembre.
Oppure puoi richiedere un prestito a domicilio: leggi l’infografica per scoprire come.

Altre letture, altre visioni

…. ci sono altre possibilità d’approfondimento, ad esempio scaricare e leggere gratuitamente il romanzo Le affinità elettive, che Wolfgang pubblica nel 1809, oppure prendere in prestito il dvd dello sceneggiato televisivo (1979) tratto da questo romanzo.

Il dramma Faust è l’opera più conosciuta di Goethe. Si richiama alla grande tradizione letteraria dell’accordo tra il dottor Faust e Mefistofele, il diavolo, per un’esistenza vissuta nei piaceri del mondo. Puoi leggere gratuitamente Faust.

Nel 2011 il grande regista russo Alexandr Sokurov ha diretto il film omonimo, per il quale ha ricevuto il Leone d’oro alla 68 a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Anche per questo, puoi richiedere in prestito il dvd.

… e per finire, due consigli un po’ speciali

Questa nostra Italia è lo splendido docufilm realizzato nel 1968 da Virgilio Sabel e Guido Piovene. È ispirato a Viaggio in Italia dello stesso Guido Piovene, un racconto radiofonico degli anni ‘50 sull’Italia del Dopoguerra. Puoi guardarlo su RaiPlay.

Viaggio in Italia è il titolo di un libro dell’estate 2020 scritto da Flavio Cuniberto. L’autore ci parla di paesaggio e di estetica di paesaggio attraverso le varie regioni del nostro paese Flavio Cuniberto, Viaggio in Italia. Puoi richiedere il volume in prestito.

Personaggi e opere

Anteo, personaggio della mitologia greca, re di Libia
Anteo nell’Enciclopedia Treccani
“Mi sembra di essere Anteo, che si sente sempre rinvigorito man mano che viene messo più saldamente a contatto con la Terra sua madre.” p. 109

Balaam, personaggio biblico, indovino e stregone
Balaam, BALAAM in “Enciclopedia Italiana”
“E così mi succede come a Balaam, il profeta della confusione, che benediceva quando credeva di maledire” (p. 106)

Cimmeri, antica popolazione indoeuropea, contemplata dalla mitologia greca
Cimmeri nell’Enciclopedia Treccani
dall’alto della torre Asinelli, lo sguardo sprofondato sull’orizzonte “Questa nebbia si stende infatti a preferenza verso la catena settentrionale, ciò che rende la nostra cara patria un vero paese dei Cimmerii” (p. 104)

Ifigenia in Tauride, tragedia nella doppia versione in prosa e in versi
Ifigenia in Tauride (Goethe), Ifigenia in “Enciclopedia dei ragazzi”

Melchisedech, personaggio biblico, sacerdote e re di Salem (Gerusalemme)
MELCHISEDEC in “Enciclopedia Italiana”
in merito al valore artistico assoluto di Raffaello, ammirando il dipinto di Santa Cecilia:
“…per non continuare a esaltarlo come un dio caduto dal cielo senza padre né madre come Melchisedech” (p. 102)

Psiche, figura della mitologia greca
Miti e leggende nella Mitologia greca – Personaggi – Psiche
Goethe è al cospetto della Pala dei Mendicanti dipinta da Guido Reni, quando l’occhio coglie qualche figura marginale “I due angeli, che meriterebbero di consolare nella sua sventura una Psiche, qui son costretti…” (p. 105).
Costretti, cioè compressi tra una folla straordinaria di personaggi.


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Semantica di un viaggio: Un indovino mi disse

Parole note, tratte dal testo e giunte fino a noi

La semantica studia il significato delle parole ma anche il significato o il senso più profondo di una determinata situazione o esperienza. In questo caso si parla di conoscenze di luoghi lontani, di incontri con uomini, donne e culture che non ci sono abituali. Raccogliendo le parole significative e significanti del racconto di viaggio potremo coglierne il valore più autentico.

Per saperne di più: www.treccani.it/vocabolario.

aereo
altarino (piccolo altare che viene collocato nelle case, nelle cappelle private o agli angoli delle strade)
“amorevole gentilezza” (tecnica meditativa buddhista)
bomoh (esperto di magia nera)
bonzo (monaco buddhista) link: bonzo su Treccani
boat people (profughi in fuga su barche di fortuna)
bugigattolo (stanzino, ripostiglio)
bumiputra (gruppi etnici malay figli della terra)
B-52 (bombardiere strategico nucleare con otto reattori realizzato nel 1955, tutt’ora in uso)
cattedrali
cheroot (sigaro cilindrico senza filtro)
coscienza
coolies (lavoratori)
dukun (guaritore)
frontiera
feng shui (arte del vento, dell’acqua, geometria del cosmo)
giganti (figure mitologiche di incredibile altezza e forza)
gong (strumento musicale a percussione del Sud- Est asiatico, utilizzato per la musica sacra)
guru (guida spirituale)
guaritore (persona che ritiene di avere capacità di guarire le malattie con metodi non convenzionali)
incenso (nome che indica sostanze di varia natura che bruciate sprigionano aromi e profumi)
indovino (colui che prevede il futuro)
invasato (colui che è posseduto da forze soprannaturali)
karma (azione; attivazione del principio causa-effetto)
lama (nel Buddhismo tibetano significa Maestro spirituale)
leggende (antichi racconti comuni a tutti i popoli)
longyi (quadrato di tessuto, indossato principalmente in Birmania a modo di sottana)
mago (esperto di arti magiche)
mausoleo (sepolcro monumentale, tomba grandiosa)
moschea
monaco buddhista (religioso)
monastero tibetano (residenza religiosa destinata a comunità di monaci)
meditazione (pratica di concentrazione)
occulto (ciò che è nascosto, impenetrabile o soprannaturale) link: occulto su Treccani
pagoda (edificio sacro tipico del culto buddhista in Estremo Oriente) link: pagoda su Treccani
profezia (predizione ispirata da fonte divina)
pii (spiriti/fantasmi)
qi (energia interna del corpo umano. Si pronuncia ci)
santone (persona che ha condotto vita religiosa ed è oggetto di venerazione)
sciamano (colui che attraverso la meditazione riesce a comunicare con le forze soprannaturali e a esercitare pratiche di guarigione e comunque favorevoli alla comunità cui appartiene)
stazioni
tramonto
stupa (monumento religioso, simbolo buddhista. Conserva sacre reliquie)
umanità
uomini fioriti (figli dell’impero dei fiori, cinesi)
veggente (colui che è profeta, capace di prevedere il futuro)
vulcano
yurta (abitazione mobile, tipica della Mongolia)

Geografia

Batak (gruppo etnico dell’isola di Sumatra) per approfondirne la conoscenza, leggi “I Batak” sulla rivista Etnie
Dharamsala (piccola città del Nord dell’India, sede del governo tibetano in esilio e residenza del Dalai Lama) per saperne di più, leggi “Visitare Dharamsala, residenza del Dalai Lama” sul blog di Conscious Journeys.
Giungla birmana (è così denominato un fitto aggregato di templi buddhisti, circa 1600 stupa che conservano reliquie sacre; ci troviamo nello stato di Shan, nel cuore della Birmania. La loro costruzione risale a un periodo compreso fra il 1100 e il 1200 d. c. Molti sono in rovina, nascosti tra la folta vegetazione)
Himalaya
Mar di Cina guarda la mappa
Mekong (fiume) (dall’altopiano del Tibet il fiume attraversa la provincia cinese dello Yunnan, la Birmania, la Thailandia, il Laos, la Cambogia e il Vietnam) link: Mekong su Treccani
Mongolia
Orang Asli (nome collettivo che designa gruppi etnici della Malaysia, indigeni della penisola di Malacca)
Tibet

Guarda il video “Per gli Orang Asli sviluppo della terra è sinonimo di distruzione”

Personaggi e storia

Appelius Mario (nato ad Arezzo nel 1892, fu un apprezzato giornalista soprattutto durante il Ventennio fascista. Fu anche corrispondente di guerra dalle campagne di Etiopia e di Spagna e durante la seconda guerra mondiale) leggi la sua biografia su Treccani

Bixio Nino (di origine genovese, nato nel 1821, fu tra i massimi esponenti del Risorgimento italiano) puoi trovare un ampio inquadramento biografico su Treccani

Buddha (Illuminato, Svegliato. Nato in Nepal attorno al 560, gli fu assegnato il nome Siddharta, ma è conosciuto anche come Gautamah. Appartenente a una famiglia di principi abbandonò intorno ai 29 anni la vita agiata per divenire monaco. A lui si deve la fondazione del Buddhismo) approfondisci cliccando Budda su Treccani

Dalai Lama (titolo onorifico del Maestro supremo del buddhismo tibetano dal sec. XVI in poi. L’attuale Maestro, il 14° Lama, è Tenzin Gyatso, al quale fu riconosciuto nel 1989 il Nobel per la pace ) per qualche notizia in più leggi Dalai Lama su Treccani

David Neel Alexandra (nata a Parigi nel 1868, fu la prima donna europea a esplorare il Tibet nei primi anni del ‘900) scopri la sua vita affascinante leggendo Alexandra David Neel sull’Enciclopedia delle donne

Francesco Saverio (missionario spagnolo e santo, appartenente all’ordine dei Gesuiti, è conosciuto per avere visitato nella prima metà del ‘500 parecchi territori dell’Asia meridionale) consulta anche S. Francesco Saverio SJ su Gesuiti.it

Hemingway Ernest (uno dei più grandi romanzieri del ‘900, è stato insignito del Nobel per la Letteratura nel 1954) qualche informazione essenziale cliccando su Ernest Hemingway su Treccani

Hesse Hermann( nato in Germania nel 1877, scomparso a Lugano nel 1962, fu tra i massimi scrittori della prima metà del ‘900. Nel 1946 gli fu assegnato il Nobel per la letteratura) per approfondire clicca Hermann Hesse su Treccani

Khmer rossi (Khmer krohom) (gruppo formato nel 1960, derivato dall’esercito popolare vietnamita (Vietnam del Nord). Attivo particolarmente in Cambogia, salì al governo di questa negli anni 1975-1979. Allora, lo stato prese nome di Kampuchea Democratica) per qualche informazione in più leggi la Scheda: chi erano i Khmer rossi del quotidiano La stampa

Marco Polo (mercante e viaggiatore veneziano, visse tra la seconda metà del ‘200 e i primi decenni del ‘300) per le note biografiche essenziali leggi Marco Polo su Treccani

Di Marco Polo abbiamo parlato anche noi, nel primo viaggio di Mai più soli, ma ben accompagnati: leggi Marco Polo, moderno esploratore del mondo.

Mouhot Henri (naturalista francese vissuto nell’800, visse ed esplorò parecchie regioni dell’Asia, particolarmente Siam, Cambogia, Laos ) leggi cosa ha scritto di lui Claudio Bussolino in Henri Mouhot, scrittore per caso

Orwell George (è lo pseudonimo dello scrittore e saggista inglese Eric Blair, nato in India all’inizio del ‘900) per saperne di più leggi George Orwell su Treccani

Sentiero Ho Chi Minh (rete di sentieri sterrati e strade di ghiaia situata in Laos, parallela al confine con il Vietnam. Il punto di partenza è la città di Luang Prabang. Già realizzato per motivi strategici negli anni ‘50 del ‘900, il Sentiero fu usato particolarmente tra gli anni ‘60 e ‘70 durante la guerra cosiddetta “segreta” combattuta dagli Usa contro l’esercito del Nord del Vietnam . Per impedire il rifornimento dei Vietcong – combattenti nel Sud Vietnam –  tre milioni di tonnellate di bombe furono sganciate sul Laos: fu il più pesante bombardamento subito da una nazione. Lungo la fitta rete di camminamenti e gallerie sotterranee si era svolta per parecchi anni una vita “ parallela”, erano stati costruiti ospedali, officine, alloggi, utilizzati da oltre 600.000 soldati Nord Vietnamiti)

Siddharta (il titolo di uno dei più apprezzati romanzi di Herman Hesse. Pubblicato nel 1922, racconta la vita di Siddharta Gautama, il Buddha storico) per il personaggio storico puoi leggere questa biografia; su Emilib trovi un suggestivo concerto; su Siddharta esiste anche il film

Guarda il trailer del film Siddharta

Vietcong (la denominazione dei combattenti comunisti del Vietnam meridionale, attivi nel Fronte di  Liberazione Nazionale durante la lunga guerra contro il governo del Sud Vietnam, appoggiato dagli Stati Uniti. Il contesto di riferimento è la tragica cosiddetta guerra del Vietnam, 1955-1975) per un interessante e recente articolo di approfondimento leggi Waging Peace: Vietnam’s anti-war exhibition brings GIs and Viet Cong together su The Guardian

Chi erano i Vietcong? animazione Storia del Novecento 

Possiamo infine scoprire la casa di Terzani a Bangkok sul blog Asiamonamour di Teresa Pisanò.


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Malaysia

Viaggiando con Terzani

Lo stato federale della Malaysia comprende la Malaysia peninsulare, sulla punta della penisola di Malacca, e  quella orientale.

Il popolo malese

I malesi sono il risultato di migrazioni avvenute attraverso i secoli dalla Cina, Indocina e l’Asia sud orientale. La lingua malese ha un lessico vastissimo, proprio per il contatto nel corso dei secoli con arabi, cinesi, portoghesi, inglesi, giavanesi e tanti altri.
Più della metà della popolazione è di origine malese e la religione islamica è la più seguita. La restante parte è di origine cinese e di religione buddhista, di origine indiana e di religione induista.

Terzani dalla Thailandia attraversa la cittadina di Betong, posto di confine ufficiale, ed entra in Malaysia.

I villaggi sono dominati dalle moschee, gli uomini sono in sarong e con la papalina musulmana…

Tiziano Terzani, Un indovino mi disse, Milano, Longanesi, 1995, p. 133

Nella Malesia degli anni ‘70 che avevo conosciuto, la religione era un fatto marginale. I malesi avevano le loro moschee e i cinesi i loro templi … Poi i malesi, per difendersi dallo strapotere economico dei cinesi, dalla loro cultura materialistica, hanno cominciato a calcare l’Islam…

p.134

Terzani ci racconta il suo ingresso in Malaysia dalla cittadina di Kroh. Durante il breve viaggio in taxi dialoga con l’autista e descrive la differenza tra gli uomini fioriti, figli dell’impero dei fiori e cinesi, e i bumiputra, gruppi etnici malay figli della terra.

Kroh ora conosciuta come Pengkalan Hulu 

La storia del nome di Kroh inizia con un piccolo fiume che attraversa queste terre e sgorga da un villaggio chiamato Selaron che significa sentiero degli elefanti in lingua araba.

Con la decisione di non volare m’ero ridato tempo: il tempo di fermarmi, di guardarmi attorno, di riflettere. Nessuno mi aspettava e, con grande piacere, rinunciai all’autobus che partiva per Penang solo per restare a chiacchierare con un vecchio cinese.

p. 135

Con un taxi Terzani da Baling arriva a Butterworth e con un breve viaggio in traghetto raggiunge l’isola di Penang nello stretto di Malacca

Passai il pomeriggio a inserire note nel mio computer, a leggere le lettere d’amore, mai spedite, di un governatore inglese di qui, e ad ascoltare il mare e le cornacchie. Ero felice. Ero solo e trovavo la solitudine una magnifica compagnia.

p. 138

Tornai in albergo a piedi, sotto un sole a picco. Era l’ora in cui ai tropici tutti fanno la siesta. Dormono i guidatori di trisciò, seduti con i piedi in su al posto dei passeggeri, sotto il tettino del loro veicolo; dormono i sarti indiani ai loro banchi, i cinesi alla penombra dei loro negozi.

p. 153
Profilo di George Town, capitale di Penang. Foto: Vnonymous – Own work, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia

Da Penang Tiziano decide di scendere lungo la penisola con un taxi condiviso con altri viaggiatori.

Ipoh capitale del verdissimo stato di Perak

l nome gli veniva da un albero con il quale i malesi fabbricavano le loro frecce avvelenate … anche Ipoh stava modernizzandosi. Andai a vedere il tempio cinese più vecchio della città, ed era stato appena rifatto completamente in cemento.

p. 155

Da Ipoh, dopo aver viaggiato in autobus, il nostro autore giunge di sera a Kuala Lumpur e la trova completamente cambiata.

Kuala Lumpur moderna capitale della Malesia. Foto: Pexels via Pixabay

Puoi approfondire leggendo la pagina Kuala Lumpur su Treccani online.

Attraverso le sue parole conosciamo la drammaticità della convivenza tra popoli e dell’integrazione tra le diverse etnie…

I proprietari, gli impiegati, le cameriere della locanda erano tutti cinesi. Solo l’uomo incaricato di aprire la porta e di portare i bagagli dei clienti, anche quelli tutti cinesi, era malese. Bastò scambiarci due parole e subito anche lui mi parlò del problema che divide la Malesia: la razza.

p. 156

…i malesi …

erano vissuti per secoli nei kampong, i villaggi, sotto i loro sultani…erano musulmani; erano poveri, ma mai ridotti alla fame.

p. 157

Dopo gli anni novanta la Malaysia è passata ad un’economia moderna, anche se la crescita troppo rapida ha portato conseguenze gravi tra le fasce di popolazione più povere.

Terzani ci descrive dal suo punto di vista come la modernizzazione della Malaysia abbia coinciso, nell’intento di dare ai malesi un’identità definita, con il ricorso alla religione, imponendo grandi cambiamenti e abbandonando le abitudini tradizionali. 
Nei giorni a Kuala Lumpur Terzani fa visita ad una indovina, una donna indiana che risiedeva in un quartiere popolare della città; descrive in maniera esemplare la modesta abitazione della donna e i pochi oggetti contenuti, affascinando il lettore e trasmettendo un’atmosfera di spiritualità profonda.

Si scese uno scalino e si entrò in una piccola stanza dal pavimento di cemento. La parete di fondo era dominata dalla statua di una divinità indiana, Shiva. Ai suoi piedi c’erano piccoli vassoi con petali di fiori, un lumino ad olio e pacchetti di soldi lasciati dai clienti-pazienti venuti prima di me. Nella stanza aleggiava l’odore dolciastro dell’incenso indiano.

p. 162

Tiziano raggiunge la città di Malacca via terra, dopo aver tentato invano di attraversare lo stretto via nave.

Malacca è il capoluogo dell’omonimo stato, nella Malesia sud- occidentale, ed è stata dichiarata nel 2008 dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.

Malacca, sulla costa occidentale della Malesia, è una città carica di passato, imbevuta di sangue, seminata di ossa; una città straordinaria, dove le razze di mezzo mondo si sono incontrate, scontrate, amate, riprodotte…

p. 170

Fai un piccolo viaggio virtuale nella città storica.

Chiesa cattolica nella città di Malacca, capitale dell’omonimo Stato. Foto: bari abikar on Unsplash

Bukit China, la Collina dei Cinesi

Per più di cinque secoli, sui pendii dolci di quell’altra assolata, con la vista sul mare, i hua-ren di Malacca hanno sepolto i loro morti in tombe di diversa misura, di diversa ricchezza, ma tutte ugualmente bianche, tondeggianti, come ventri materni, tutte perfettamente esposte a quel -respiro cosmico- che fa vivere chi parte per l’aldilà e porta fortuna a chi resta.

p. 171

Tiziano racconta di una città abitata da spiriti, morti e strani personaggi, addirittura gnomi, con i quali le persone devono fare i conti.

Si passò da Banda Hill, un’area riconquistata al mare poco lontano dalla fortezza e occupata da una distesa di baracche di legno su ognuna delle quali penzolava una gabbia. -immigrati indonesiani-, disse la signora. – Vengono qui a lavorare , ma sanno che in questa terra c’è il malocchio e si proteggono portandosi dietro dei cuculi.

p. 181

Singapore

All’estremo sud della penisola malese si trova la città-stato di Singapore, separata a nord dalla Malaysia dallo Stretto di Johor.

Ogni città ha un suo modo di presentarsi … Quello di Singapore è l’aeroporto…Io, data la mia condizione di appiedato, non potevo entrare da lì e, come tutti gli altri indesiderabili, saccopelisti senza soldi, malesi immigrati giornalieri e poveri trafficanti russi, arrivai a Singapore dalla porta di dietro: via terra, dalla Malesia.

p. 187
I superalberi, strutture a forma di albero alte tra i 25 e i 50 metri che dominano sui “Giardini sulla baia“, iconico parco di Singapore. Foto: Hu Chen on Unsplash

Puoi approfondire leggendo la pagina Singapore su Treccani online.

I primi singaporiani che vidi dal treno erano come quelli di una volta: ciabatte di plastica, calzoncini neri e maglietta bianca… esattamente come il protagonista di una delle prime storie che sentii quando ci venni a vivere nel 1971

pp. 187-188

Ma nonostante la meraviglia di rivedere Singapore cambiata radicalmente, ci dice:

Vista dall’alto era un sogno di città, con i grattacieli trasparenti come nuvole geometriche contro il cielo

p. 195
Tramonto sulla baia di Singapore. Foto: chuttersnap on Unsplash

La Malaysia in cucina

Nasi Lemak. Foto: Faizal Zakaria via Pixabay

Il Nasi Lemak il piatto tradizionale della cucina malese : riso cucinato in latte di cocco e foglia pandan, aromatica. Puoi leggere di questo piatto in “Ricetta e storia del Nasi Lemak, piatto più popolare della cucina malese” sul sito 2backpack.

La Malaysia in musica

Immergiti nell’atmosfera malaysiana ascoltandone la musica tradizionale.

Suggerimenti di lettura, visione e ascolto

Le tigri di Mompracem

Foto: Miranda Richey via Unsplash

e ancora, facendo un salto in biblioteca…

Noi ci fermiamo qui, ma il viaggio continua… Con le parole del nostro autore:

Ogni posto è una miniera. Basta lasciarcisi andare […]

p. 239

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riflessione

Raccontare il mondo e poi vedere il cielo

Viaggio interiore

Tiziano Terzani (Firenze 1938- Orsigna –Pt- 2004)

Un nome, un uomo, un giornalista, corrispondente dall’Asia per diversi giornali per circa 30 anni; scrittore di ampia notorietà e autore di libri molto venduti, che hanno raccontato grandi eventi, personaggi importanti e alcune delle guerre nel mondo dagli anni ‘70 fino alla fine del secolo passato. 

Ma il posto che Tiziano Terzani occupa nel panorama culturale italiano non è dato solo  dal successo raggiunto nella sua carriera: egli  è rimasto nel cuore di molti di noi soprattutto perché con la sua vita, prima ancora che con i suoi articoli e saggi, ha incarnato con assoluta autenticità e coerenza  il prototipo dell’intellettuale in perenne lotta con il modello capitalista  e le sue logiche di sfruttamento di popoli, bellezze e risorse naturali, sempre in prima linea per denunciare prevaricazioni, ingiustizie e discriminazioni,  come un eroe del suo tempo alla conquista di un mondo migliore. 

 E infine c’è ancora un altro Tiziano Terzani da scoprire attraverso i documenti che ci ha lasciato, soprattutto l’ultimo libro Un altro giro di giostra: quello che “sboccia” proprio nella tappa conclusiva del suo percorso esistenziale,  in cui prende le distanze dalla sua attività di giornalista e di uomo dalle numerose passioni  per il “mondo” e per le vicende della  politica in generale,  per dedicarsi all’ultimo viaggio: l’incontro con la morte, che Terzani si vede annunciata da una malattia incurabile. Dopo un percorso di elaborazione e di ricerca della “cura”, il giornalista ormai famoso e sazio dei molti giorni vissuti con pienezza accetta serenamente “quello che sarà”,  come un’altra occasione di conoscenza, per lui sempre assetato di sapere. La morte, al di là del tabù che generalmente rappresenta per tutti noi “civilizzati”, della paura e del rifiuto che suscita istintivamente, si propone per Tiziano Terzani come una esperienza unica e ineludibile della vita stessa, una possibilità preziosa per  esplorare ancora  più profondamente il senso ultimo dell’esistenza.   La malattia coincide con il momento in cui Tiziano, già deluso dai fallimenti delle varie rivoluzioni  della grande Storia, e comunque stanco del tanto “fare” e persino “viaggiare”, aveva già  rivolto il focus della sua mente e del suo cuore  verso l’interiorità proprio a partire dal suo amore per L’Oriente. 

L’Oriente – la cultura dell’Oriente –  studiato e abitato per gran parte della sua vita, diventa in questo senso materiale privilegiato di indagine e di ricerca, una possibilità di risposta al suo eterno desiderio di Bene e di Assoluto. L’Oriente e il suo patrimonio di tradizioni  filosofiche, di millenaria spiritualità… L’Oriente, che pur nella diversità delle varie dottrine che hanno segnato la storia delle sue religioni, restituisce all’uomo occidentale, in cui Terzani si riconosce, una visione soprannaturale della vita e della morte e della vera “felicità”.  

 Già nel 1993, l’anno del viaggio in Asia raccontato nel libro che qui proponiamo –  Un indovino mi ha detto –  l’autore si riscopre non senza sorpresa disponibile a fare un passo verso l’”oltre”. Dopo aver superato dubbi ed esitazioni, acconsente infatti all’esortazione di un indovino che a Hong Kong  nel lontano 1976 gli disse di non prendere aerei, per non correre il rischio di perdere la vita. E in quello stesso anno, on the road dei paesi che sta visitando e che può ammirare più attentamente  perché, senza voli,  si trova comunque a contatto ravvicinato con uomini, città e paesaggi, continua a cercare incontri e dialoghi con gli indovini dei luoghi che attraversa.  Il mistero, lo spirito, la potenza del divino hanno tracciato una breccia che non si chiuderà più  nell’animo di Tiziano Terzani.

La prova durissima e poi la conquista della capacità di meditare, con cui si chiude l’avventura del racconto sono il suggello del vero mondo nuovo che si apre. Il mondo dell’essere, dell’impermanente, da cui noi esseri umani proveniamo a cui ritorniamo, a cui ormai Tiziano Terzani  aderisce con piena consapevolezza. Non a caso il titolo di uno degli ultimi libri: La fine  è il mio inizio.

 L’amore per la vita  è più forte delle cellule che decadono e si trasformano. Tutto muore certo, ma siamo  qui su questa Terra come una necessità della  nostra natura divina, ovvero quell’ essere e sentirsi parte del Tutto che ci trascende. È Dio… È Amore… È tutto quello che abbiamo.

D.


Leggi anche la riflessione Alla ricerca della cura dell’animo.

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lettura

Birmania

Viaggiando con Terzani

Nel paese risiedono numerose etnie: Shan (originari della Cina), Paò, Meo, Karen, Wa e molte altre. Tiziano è incuriosito particolarmente dai Padaung (o Kayan) ai quali si deve la tradizione della donna giraffa, diffusa anche in Thailandia: per saperne di più puoi leggere il magnifico foto-reportage a loro dedicato sul Corriere della Sera.

Donna giraffa. Foto dal sito Antichi Splendori.

Dal 1989 la Birmania ha il nome ufficiale di Myanmar. Il paese ha avuto una storia complessa e spesso drammatica a causa delle dittature e dei governi militari che si sono alternati soprattutto durante il Novecento. Alla fine degli anni ‘80 la protesta per ottenere la democrazia è aumentata. Protagonista del movimento pacifico dissidente è stata una donna, Aung San Suu Kyi, che durante i vent’anni trascorsi agli arresti domiciliari nel 1991 ha ricevuto il Nobel per la Pace. Riacquistata la libertà ha partecipato alla vita istituzionale del paese ricoprendo importanti incarichi di governo. Per approfondire puoi leggere la biografia di Aung San Suu Kyi.

Ascolta le parole di Aung San Suu Kyi in questa intervista a cura di Rai 3.

Nel 2011 il grande regista francese Luc Besson le ha dedicato un film The lady. L’amore per la libertà.

Per saperne di più sulla storia del paese leggi della Birmania su Treccani online.

Tiziano è emotivamente coinvolto dalle vicende del passato ma anche dal presente e dal futuro del paese. Dopo avere attraversato a piedi la frontiera, con la moglie Angela e un amico giornalista raggiungono in auto la città di Kengtung; lungo la strada, poco più di una pista…

Eravamo appena scesi dalla jeep, quando dalla sterpaglia sentimmo venire uno strano, insolito, ritmico rumore di ferraglia, come di catene strascicate. Sì! Proprio delle catene! Ai piedi di una ventina di uomini, scarni, emaciati, alcuni con l’aria febbricitante, tutti coperti di stracci polverosi, che avanzavano faticosamente, all’unisono come un enorme millepiedi, trasportando a spalla un lungo tronco d’albero. Le catene ai loro piedi erano legate con altri ferri a una catena che ciascuno aveva attorno alla vita. I due soldati che accompagnavano i prigionieri ci fecero cenno con i fucili di mettere giù le nostre macchine fotografiche … posato il tronco, i prigionieri si fermarono. Uno disse di venire da Pegu, uno da Mandalay. Tutti e due erano stati arrestati cinque anni prima, durante le grandi manifestazioni per la democrazia: prigionieri politici, messi ai lavori forzati. È strano stare davanti a una tale nefandezza, dover prendere mentalmente delle note, scattare delle foto senza dar troppo nell’occhio, cercare di non mettersi in pericolo, di non dare a quei disgraziati più problemi di quanti già ne avessero e accorgersi poi di non aver avuto neppure il tempo di commuoversi, di scambiare una parola di semplice umanità. Improvvisamente si hanno gli occhi su un abisso di dolore, si cerca di immaginarsene il fondo…

Tiziano Terzani, Un indovino mi disse, Milano, Longanesi, 1995, pp. 64-65

Una delle pagine più intense di Tiziano ci guida verso il monastero della Collina d’Oro dove sorge il conosciuto monumento buddhista (stupa) chiamato tradizionalmente degli Otto Capelli. Si tratta della pagoda Shwedagon, luogo sacro per eccellenza, che svetta sulla città di Yangon (l’antica Rangoon), già capitale e tutt’ora la più grande della Birmania, con quasi 6 milioni di abitanti.

Shwezigon Pagoda, Bagan, Myanmar. Foto: Yves Alarie on Unsplash

Leggi qualche notizia in più sulla pagoda Shwedagon.

La notte calò, millenaria, su Kengtung con una coltre di antichissimo buio e di silenzio. Restava solo un quieto tintinnare delle campanelle mosse dal vento in cima al grande stupa degli Otto Capelli. Seguendo quel suono, salimmo sulla collina al lume di una luna quasi piena che dava contorni d’argento agli edifici bianchissimi. Trovammo una porta aperta e passammo ore a parlare con i monaci seduti sulle belle mattonelle a fiori del Wat Zorn Kam, il Monastero della Collina d’Oro. Nel pomeriggio erano arrivati dalla campagna alcuni camion carichi di giovanissimi novizi, accompagnati dalle loro famiglie, e tutti dormivano per terra, lungo le pareti, ai piedi di grandi Buddha appena luccicanti nel bagliore di piccole fiammelle, appena misteriosamente sorridenti, ognuno ricoperto dalla tunica arancione dei bonzi, proprio come se fossero vivi e dovessero anche loro ripararsi dalla brezza notturna che soffiava dalle finestre. Per tutti quei bambini, sui dieci anni, giusto rapati a zero, avvolti nelle coperte nuove color zafferano, regalo dei parenti per la loro iniziazione, la pagoda sarebbe stata per anni avvenire la loro scuola: una scuola di lettura, di scrittura, di fede, ma anche di tradizioni, di maniere e di vecchi princìpi. Che differenza – pensavo – fra il crescere così, educati nello spartano ordine di un tempio, sotto quei Buddha, maestri di tolleranza, sentendo il tintinnare di quelle campanelle, e il crescere invece in una città come Bangkok, dove i giovani vanno ormai a scuola con un fazzoletto sulla bocca per proteggersi dagli scarichi delle macchine e con i tappi dei “walkman” nelle orecchie per soffocare con la musica rock il frastuono del traffico! Che differenti uomini debbono creare queste due diverse condizioni! Quali i migliori?

p.71

La Birmania in cucina

Mohinga, uno dei piatti tradizionali della tradizione birmana.  Michelle Sun/Tasting Table

Il mohinga, zuppa di spaghetti di riso in brodo di pesce, è immancabile nella dieta birmana, ma ci sono molti altri piatti interessanti: leggi cosa mangiare e bere in Birmania.

La Birmania in musica

https://www.youtube.com/watch?v=_z9_ksh78fA
Immergiti nell’atmosfera birmana ascoltandone la musica tradizionale.

Tipica della Birmania è un tipo di arpa chiamata saung, considerata strumento nazionale e di origini molto antiche.
Puoi ascoltarla anche qui e qui.

Nel 1956 usciva L’arpa birmana, un film dai contenuti pacifisti. Narra la storia di Mizushima, un soldato giapponese che alla fine della II guerra mondiale decide di fermarsi in Birmania per diventare bonzo e praticare il culto dei morti.

Suggerimenti di lettura


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lettura

Thailandia

Viaggiando con Terzani

La storia della Thailandia ci porta addirittura nel 6° secolo, con il popolo Thai, giungendo fino ai nostri giorni con una complessità di eventi e accadimenti, guerre e regni su cui val la pena soffermarsi.

Puoi approfondire leggendo della Thailandia su Treccani online.

Bangkok capitale della Thailandia. Foto: Tan Kaninthanond on Unsplash

Dalle guide turistiche questa città ci viene descritta come un luogo dove la tradizione e la modernità coesistono, ma seguendo i racconti di viaggio del nostro autore scopriamo le credenze  e  le tradizioni religiose con le quali la popolazione deve convivere. Terzani ci descrive Bangkok come una città moderna piena di contraddizioni, ma con un fascino particolare e unico, definendola “esotica” e ci descrive con grande efficacia l’esistenza degli spiriti, i pii:

In mezzo agli esseri umani in carne e ossa, dediti a tanti traffici di una città, da sempre conosciuta per i suoi piacevoli vizi e i suoi irrisolti misteri, vivevano tanti altri esseri, invisibili questi, creati dalla fantasia, dall’amore e dal timore della gente. Anche i Thai, come gli altri popoli della regione, chiamano questi esseri pii, spiriti

Tiziano Terzani, Un indovino mi disse, Milano, Longanesi, 1995, p. 43

Gli accadimenti anche drammatici che si sono verificati in quell’epoca a Bangkok sono stati il risultato di scelte scellerate in nome della modernizzazione e di come la natura si sia ribellata alla distruzione dell’armonia.

Il Chao Phraya è uno dei due principali fiumi della Thailandia. L’edificio alto sullo sfondo è Il Wat Arun (Tempio dell’Alba), un complesso di templi buddhisti nel distretto di Bangkok Yai.
Foto: Doran Erickson on Unsplash

Yala capoluogo della provincia di Yala, Thailandia del sud.
Negli ultimi 20 anni Yala, come altre provincie vicine ai confini con la Malesia, è stata al centro di sanguinose insurrezioni autonomiste per la separazione dal governo centrale. Gli scontri hanno causato un grande numero di vittime.
La popolazione è composta da musulmani thai, malesi, buddhisti cinesi.

Tiziano ci descrive Yala:

una cittadina come tante … con una strada principale fatta di due file di case-botteghe … I proprietari sono tutti cinesi. I miei soliti, duri, pratici, disgraziati cinesi, venuti qui senza nulla e ora piccoli padroni.

p.123

Da Yala raggiunge Betong in taxi con altri 5 passeggeri. Anche questa città è nel sud della Thailandia, non lontano dalla Malesia. Tiziano ne dà un’immagine evocativa:

al tramonto stormi di uccelli anneriscono il cielo, invadono l’abitato … vanno a posarsi sui fili della luce e del telefono lungo i marciapiedi per passare la notte: decine, centinaia di migliaia

p.126

Puoi trovare molte informazioni sulla pagina dedicata alla Thailandia su WikiVoyage.

La Thailandia in musica

Immergiti nell’atmosfera thailandese ascoltandone la musica tradizionale.

La Thailandia in cucina

Pad Thai. Takeaway / CC BY-SA

Il Pad Thai è il piatto emblema della cucina thailandese: vuoi sapere come cucinarlo?

Suggerimenti di lettura


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riflessione

Alla ricerca della cura dell’animo umano

Viaggio interiore

Un viaggio inaspettato dentro le pareti delle nostre abitazioni ti porta a scorrere i titoli dei libri come finestre nel mondo, aperte da compagni di  viaggio e reporter che camminano nelle storie emozionanti e vere della fantasia, della conoscenza, dell’aria pulita, del sole. 

Terzani è un pittore che usa il pennello della sua stilografica per consegnarti la storia, i colori delle terre dove cammina, i personaggi politici, religiosi, gli uomini e le donne senza nome che incontra nel suo peregrinare senza una meta predefinita ma circoscritta dalla storia e dalle storie. “Buona notte signor Lenin” è una presa-diretta, “un’istantanea” del tramonto dell’impero sovietico, raccontato da testimoni sul campo. Quella ripresa i TV di Gorbaciov che sale sull’aereo e lascia Mosca… quella sera… come dimenticarla? Era il 23 agosto del 1991 e nasceva Giulia.

In Asia”  sono tante le storie:  la crisi  tra India e Pakistan è nella lente attenta del nostro pittore-viaggiatore, descritta come un conflitto irrisolto e tutt’oggi segnato da fallimentari interventi di pace, per forzare una convivenza impossibile. Il Kashmir è una terra contesa e “messa insieme dalla storia” afferma Terzani  e alla fine di questo tunnel dicono gli abitanti…”c’è ancora un altro tunnel”! 

Il monte Fuji, è alto 3776 metri, visto da lontano è magnifico come il “paese degli dei”,  è una cima innevata per quasi tutto l’anno, è un luogo speciale di bellezza paesaggistica, è uno dei siti storici del Giappone e patrimonio dell’UNESCO. Tuttavia il nostro pittore viaggiatore, nell’estate del 1990 non lo incontra così ma dissacrato, sfigurato, coperto di immondizie, il bazar dei bazar, un grande vulcano che sta  perdendo la sua potenza spirituale e religiosa, simbolo antico del profondo legame che questo popolo aveva con la natura, la vita, la morte. 

A Calcutta nel luglio 1996. “Perché tutte queste domande? Smetta di scrivere, vada a lavorare un po’ nella casa dei morenti”. La domanda del giornalista e uomo si dilata: Qual è la grandezza umana? Esiste ancora?   Per capire Madre Teresa  bisogna entrare nei luoghi della sua accoglienza il “Kaligath” (la casa dei morenti) dove sembra che anche Dio abbia abbandonato l’uomo alla sua “ragionevolezza”. È il luogo della morte ultima dove le persone non sono più persone e dove un mucchio di ossa avvolte in un una pelle consumata aspettano di esalare l’ultimo respiro. Dove sei Dio in questa spazzatura? Dove hai lasciato il tuo sguardo?   La vita è sacra… e oggi siamo davanti ad una ecatombe mai vista! chi? che cosa ci donerà il sorriso’? Parole consegnate al reporter. 

Cattive notizie a Bologna, Tiziano Terzani ha 59 anni, ha il cancro e  ripercorre la vita, come su una giostra dove è salito “senza aver dovuto comprare il biglietto”; un tempo intenso e pieno di esperienze incredibili, in giro per il mondo con uomini e donne straordinari  divertendosi come al luna-park. 

La notizia lo ferma, lo sguardo è fuori da sé, e il sentiero diventa spirituale, un’ascesi dentro la natura per accogliere la sofferenza, elemento generante un equilibrio che si è inceppato. L’uomo è davanti al Mistero, può prenderne parte, senza pretendere di svelarlo. La regola del cuore è la pace e la ricerca della cura attinta dalla sapienza contadina dei nonni toscani che usavano le erbe trovate nelle gole delle montagne dell’Orsigna. C’è bisogno di un nuovo inizio, di una nuova creazione dell’Uomo, quello di oggi è in grado di distruggere gli elementi vitali della natura, acqua, aria, terra, fuoco ed energia e rende tutto precario e tossico. Piacere e sofferenza si alternano come in un magico equilibrio, per ristabilire un’armonia accolta e ritrovata nell’ultimo giro di giostra, ai piedi dell’imponente massiccio dell’Himalaya.

A.


Leggi anche la riflessione Raccontare il mondo e poi vedere il cielo.

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Laos

Viaggiando con Terzani

La storia di questo paese è da sempre costellata da guerre, invasioni, pressioni politiche da parte dei paesi più ricchi della terra, fino ad arrivare al 1973, con la chiusura del sentiero di Ho Chi Minh da parte degli americani, dopo anni di pesantissimi bombardamenti.

Puoi approfondire leggendo del Laos su Treccani online.

Ma Tiziano ci descrive i laotiani come un popolo che continua a vivere un tempo, di vita, distaccato e proprio.
Alla fine del 1992 Terzani si trova In Laos con l’intenzione di raggiungere facilmente Bangkok via terra. Attraversa il paese su percorsi stradali e prendendo ancora qualche volo, fino ad arrivare a Bangkok.
Ci racconta di Luang Prabang, antica capitale della provincia omonima nel nord del Laos, posta in una valle in cui si congiungono i fiumi Mekong e Nam Khan descrivendoci la collina di Wat Pusi dove si uniscono i due fiumi.

Ci narra come la natura sia in questi luoghi potente e maestosa:

Seduto in cima alla collina di Wat Pusi a Luang Prabang, a guardare nella dorata pace del tramonto la commovente confluenza del maestoso, grande Mekong con il Nam Khan, piccolo e impetuoso, la visione di Siddharta m’era tornata nella mente… e m’era parso che quelle acque melmose che si univano e si confondevano fossero davvero come la vita, anche la mia, fatta di tanti flussi; e che il passato, il presente e il futuro non fossero più distinguibili fra loro e fossero tutti lì, in quell’impietoso scorrere

Tiziano Terzani, Un indovino mi disse, Milano, Longanesi, 1995, p. 28

Risale il fiume Mekong per raggiungere le grotte di Tham Ting (p. 34), frequentate dal popolo laotiano come luogo sacro nel quale trovare risposte alla propria esistenza e conoscere il  futuro, dove 7000 statue di Buddha accolgono il visitatore.

Qui puoi leggere delle grotte di Tham Ting.

Poi con un breve volo aereo giunge a Piana delle Giare “una strana valle in mezzo alle montagne del Laos settentrionale, seminata di enormi misteriosi otri di pietra” (p.36) Alcuni siti nella Piana delle Giare sono stati inseriti dall’Unesco nella lista del Patrimonio dell’Umanità.

Leggi anche Laos e misteri archeologici: la Piana delle Giare sul blog “Farfalle e trincee”.

Estratto del documentario “Lan Chang – Il paese di un milione di elefanti”, che presenta il sito archeologico della Piana della Giare.

Puoi trovare molte informazioni sulla pagina dedicata al Laos su WikiVoyage.

La mattina del primo gennaio 1993 Terzani parte un viaggio senza aerei, a dorso di elefante…

L’auto che mi aspettava a Takeck, il posto di frontiera thailandese dinanzi a Paksé, era come una macchina del tempo. Mi prelevava all’uscita di un Laos antico, remoto e ancora verginale e in poche ore mi riportava nella modernità volgare di Bangkok

p. 43

Il Laos in musica

Immergiti nell’atmosfera laotiana ascoltandone la musica tradizionale.

Il Laos in cucina

Foto: Markus Winkler on Unsplash

Uno dei piatti tipici del Laos è lo sticky rice, il riso appiccicoso. Puoi leggere di più riguardo i piatti tipici laotiani in questo articolo della pagina Liberi nel mondo.


Continua il viaggio in Thailandia.

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Il viaggio per caso di Tiziano Terzani

Un indovino mi disse

Questa volta intraprendiamo un viaggio in estremo oriente, ripercorrendo alcune delle tappe del percorso fatto da Tiziano Terzani nel 1993, nel vivo della sua attività di corrispondente in Asia della rivista Der Spiegel. Si tratta di un viaggio speciale: le lunghissime distanze vengono percorse da Tiziano senza salire su aerei poichè nel lontano 1976 un vecchio indovino cinese gli aveva pronosticato, per il ‘93, rischi di morte: “In quell’anno non volare. Non volare mai!”. Osserviamo nuovi paesi e popolazioni, condotti dallo sguardo e dal pensiero dell’autore che dipanano un filo attraverso indovini e veggenti, alla ricerca del futuro in bilico tra razionalità e credenze.

Questa visione del mondo si rivela ancora attualissima, come ci dice lo stesso Tiziano:

È ovvio che a vedere il mondo rotolare sempre più ciecamente verso il materialismo, si rafforza in alcuni l’idea che solo qualcosa di orribile, come una pestilenza o una grande carestia, possa rimettere ordine fra le cose e ridare agli uomini il senso della vita

Tiziano Terzani, Un indovino mi disse, Milano, Longanesi, 1995, p. 189

È un viaggio, questo, che ci conduce anche a scoprire la natura degli uomini, nei quali la spiritualità deve fare i conti con la modernità, e la vita si confronta quotidianamente con la morte in una danza senza fine. Il racconto è molto simile a un reportage giornalistico: Tiziano fu un apprezzato giornalista non solo in Europa, e noi lo affiancheremo attraverso alcune tappe significative, tra città e paesaggi popolati da figure intriganti di donne e di uomini. Seguiremo un ritmo calmo rispettando quella lentezza che il nostro viaggiatore ci insegna essere lo spirito giusto per osservare in profondità il mondo.

Ti lasciamo il piacere di scoprire altre pagine del libro e altri luoghi di questo cammino: puoi prendere in prestito l’e-book “Un indovino mi disse” dalla biblioteca digitale EmiLib.

Treno, nave, auto, cammino a piedi: sono modalità che anche nelle lunghe e lunghissime distanze danno vita a minuziose descrizioni di stazioni, di vagoni, di automobili, di imbarcazioni, di strade:

Quale altro posto, meglio di una stazione, riflette lo spirito di un paese, lo stato d’animo della gente, i suoi problemi?

p. 121

Si scoprono animali e oggetti con importanti significati simbolici: tartarughe, serpenti, rane, pietre, perle, kris – il pugnale malese che racchiude poteri magici.

la tartaruga […] simbolica quintessenza di una forza positiva […] è simbolo del cosmo […] la parte inferiore del guscio è un quadrato, la terra; quella superiore è il globo, il cielo.

p. 46

In cucina, poi, una ricchezza infinita di sapori, profumi, colori… ingredienti curiosi a noi sconosciuti…

la varietà è grande, il modo di prepararlo è ancora semplice e gli odori e i colori fanno parte della gioia quanto i sapori

p. 226

continuando a leggere troverai altri racconti di cibo e a pagina 235 farai l’esperienza in un mercato indonesiano…

…mentre se vuoi imboccare un percorso più intimo, un viaggio interiore, leggi le profonde riflessioni di due amiche, cliccando qui sotto


Nei prossimi appuntamenti affiancheremo Terzani nel suo viaggio attraversando quattro territori: il Laos, la Thailandia, la Birmania, la Malesia.

Continua a viaggiare… cliccando sulla bandiera.


Leggi il focus La semantica di un viaggio: Un indovino mi disse


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